Villa Guidini


Il complesso di Villa Guidini è sede di un importante polo socio-culturale che comprende, oltre alla Villa stessa, la Biblioteca Comunale G. Cozzi , l’ Auditorium Comunale G. Comisso e il Parco .

Alcune delle sale di Villa Guidini possono essere utilizzate, previa richiesta e autorizzazione, per diverse attività (riunioni, celebrazione di matrimoni con rito civile, convegni, esposizioni, eventi culturali).

Per l’utilizzo è necessario rivolgersi all’Ufficio Cultura (0422485518 biblioteca@comunezerobranco.it )

Regolamento per l’uso di sale, spazi e beni mobili comunali

Tariffe utilizzo sale e spazi comunali

Modulo richiesta utilizzo sale e spazi

Foto di Villa Guidini

Storia di villa Guidini

Villa Guidini è sicuramente una delle ville più suggestive e conosciute del territorio. Situata fuori dal centro abitato, la proprietà si trova in una zona scarsamente edificata al confine tra i comuni di Zero Branco e di Mogliano Veneto.

L’edificio si trova felicemente inserito nel contesto naturalistico del colmello Conche e immerso in un bellissimo parco (di estensione peraltro molto inferiore a quella originaria) ricco di una pregiata varietà di piante nobili fra cui antiche querce.

La villa che oggi prende il nome dalla famiglia dei Guidini è stata in realtà costruita molto tempo prima che questi ne diventassero i proprietari. Infatti per conoscere la storia della villa dobbiamo risalire alla fine del Seicento. A quest’epoca attorno al posto dove oggi vediamo la villa dovevano trovarsi solo campi e  abitazioni di contadini. Il cambiamento avvenne quando un membro della famiglia Dente (Zuan Antonio) acquistò alcuni campi a Zero Branco. Successivamente un suo figlio, Giobatta Dente , fece edificare una residenza di campagna sui terreni ricevuti in eredità dal padre all’inizio del Settecento .

I Dente erano una famiglia di mercanti veneziani di lana e granaglie. Probabilmente essi non erano nobili, dato che non li troviamo nelle liste che raccolgono i nomi delle famiglie che avevano accesso al Gran Consiglio di Venezia, che era appunto un organo politico composto dalle famiglie nobili della Repubblica. Pur non essendo nobili pare che i Dente si trovassero in una situazione di particolare benessere economico che permise a loro di costruire nei territori acquistati una residenza di campagna.

In principio le residenze nella campagna veneta dei cittadini veneziani, le così dette ville venete, erano un lusso che si permettevano soltanto le famiglie aristocratiche. Successivamente però, proprio negli anni in cui anche i Dente edificarono la loro residenza, il fenomeno delle ville venete si estese fino a riguardare anche le famiglie di mercanti e altri cittadini relativamente meno abbienti.

Il tipo architettonico della villa veneta, di cui villa Guidini è solo uno dei molti esempi, presenta una serie di elementi ricorrenti . Anzitutto ogni villa possiede un corpo centrale, anche detto corpo dominicale , destinato all’abitazione della famiglia proprietaria. Inoltre, in quanto tenuta di campagna che doveva non soltanto servire da luogo di ristoro, ma anche da avamposto per controllare i terreni agricoli, alla ville venete erano generalmente annesse altre strutture come granai, stalle e barchesse . Spesso le ville erano dotate anche di una chiesetta, detta oratorio , dove la famiglia faceva celebrare la messa. 

Insieme alla villa venne costruita da Giobatta anche una chiesetta ad essa direttamente collegata. Questo edificio è, come si è detto, una struttura ricorrente delle ville venete e prende il nome di oratorio . La storia dell’oratorio di villa Guidini merita un discorso a parte. Infatti la costruzione di questo edificio è dovuta al fatto che Giobatta Dente, che aveva voluto la costruzione della villa, aveva in quegli stessi anni perso un figlio in tenera età, di nome Ignazio. In memoria del figlio aveva fatto costruire questo oratorio dedicandolo a un santo che portava il suo nome. Pertanto l’oratorio della villa è dedicato a Sant’Ignazio di Loyola (la pala d’altare all’interno dell’oratorio infatti raffigura la Madonna con Sant’Antonio e Sant’Ignazio).

Una volta che la villa fu costruita, ad abitarla furono la (seconda) moglie di Giobatta e i suoi figli. Circa un secolo dopo la costruzione troviamo che la villa è di proprietà di un nipote di Giobatta. Dunque i Dente possedettero la villa per tutto il Settecento e parte dell’Ottocento , fino a che questa non divenne di proprietà dei Guidini. Quando esattamente avvenne questo passaggio di proprietà non è possibile dirlo. Sappiamo soltanto che verso la metà dell’Ottocento la villa non era più dei Dente, ma era stata intestata all’ingegnere di Lugano Pietro Guidini . Nel periodo in cui abitarono la villa, i Guidini fecero realizzare alcuni cambiamenti edilizi. In particolare dovette essere costruito o comunque modificato il corpo all’estremità ovest della villa, dove oggi si trova il ristornate. Questo corpo aggiuntivo fu destinato ad ospitare una stalla al piano terra e alcune abitazioni per la servitù al piano superiore.

Fu poi nel 1929 che i Guidini (in particolare Giobatta Guidini) donarono la villa all’Associazione Reduci e Combattenti di Venezia (come ricorda l’epigrafe posta tra due finestre al pianterreno sulla facciata meridionale della villa).. All’inizio degli anni Settanta, infatti, l’Associazione nazionale Combattenti, allora proprietaria dei beni, denunciava la necessità di una ristrutturazione almeno delle vecchie coperture, poi eseguita grazie alle facilitazioni finanziarie concesse con il Decreto del vincolo (1972). L’idea di trasformare l’immobile in una casa di riposo per reduci di guerra era comunque di difficile realizzazione per mancanza di mezzi economici; Purtroppo questa associazione non aveva i mezzi economici per mantenere la villa e l’edificio cadde in degrado. Nel 1979, la villa viene concessa in locazione trentennale all’Amministrazione Comunale di Zero Branco che, successivamente, l’acquisì in via definitiva trasformandola in centro socio-culturale a servizio della cittadinanza con biblioteca, sale per riunioni e annessi impianti sportivi.

La villa era in condizioni assai precarie quando il Comune , alla fine degli anni Settanta , prese in affitto le stanze del pianterreno per istituirvi la Sala Consiliare e per trasferire la Biblioteca Comunale . Fu proprio con la presa in gestione della villa da parte del Comune che iniziò un periodo di restauri .

Anzitutto furono ristrutturati i pavimenti e gli stucchi al pianterreno. Negli anni Duemila, dopo che il Comune acquistò la villa dall’Associazione Reduci e Combattenti di Venezia, fu ristrutturato anche il corpo attualmente adibito a ristorante e furono restaurati gli stucchi dell’oratorio . Inoltre la biblioteca , che prima si trovava al piano terra di villa Guidini, fu trasferita nell’edificio attuale, edificato a questo proposito insieme all’Auditorium Comunale.

Infine si sono conclusi da poco i più recenti interventi di restauro che hanno riguardato il pianterreno, il piano nobile e la facciata esterna. In particolare sono stati lustrati i pavimenti, è stato applicato un impianto antisismico, installati impianti di illuminazione e riscaldamento, costruiti dei bagni e rimaneggiati i balconi sia interni che esterni. È previsto inoltre un ascensore da costruire in una stanza adiacente alla sala del radicchio.

Struttura della villa

La villa si compone di cinque corpi che si susseguono creando una facciata distesa , tipica delle ville venete costruite nel Trevigiano. La facciata della villa rivolta al parco si presenta finemente compartita in riquadri e campiture; il secondo piano dell’edificio centrale, fornito di terrazza lievemente aggettante e terminato in alto dall’abituale frontone, è ornato ai lati da anse incurvate di gusto tardo-barocco. Mentre gli altri quattro corpi sono orientati verso sud, l’ oratorio è l’unica eccezione: esso è posto in testata della villa e guarda verso est, ovvero verso il paese di Sambughè. Il particolare orientamento dell’oratorio è probabilmente dovuto al fatto che in questo modo la famiglia Dente voleva manifestare la sua apertura verso il vicinato, offrendo ai contadini che abitavano le zone circostanti la possibilità di partecipare alle messe tenute nell’ oratorio.   Il corpo centrale della villa, anche detto corpo dominicale, è l’unico ad avere due piani. Dalla facciata si vede che al di sopra del piano nobile (primo piano) si trova un frontone, ovvero la parte di facciata di un secondo piano sopraelevato. Il frontone si conclude poi con una struttura di forma triangolare che ricorda il tetto di un tempio greco, detta timpano.

In origine le barchesse occidentali della residenza ospitavano i granai e le cantine, quelle orientali (oggi non più esistenti) la lavanderia e gli appartamenti dei custodi.

Nel 1915 venne edificato davanti all’oratorio un “fornasotto” per la produzione di mattoni che fu in seguito demolito; nel 1950 la barchessa occidentale fu ampliata per la creazione di un laboratorio di spezie.

 

Funzione dei corpi della villa

Il corpo dominicale veniva utilizzato dalla famiglia proprietaria, sia come luogo di abitazione, sia come luogo di rappresentanza dove intrattenere gli ospiti e offrire cene ufficiali (questo genere di accoglienza avveniva in genere nelle ville venete nel salone centrale del piano nobile).

L’edificio immediatamente ad est del corpo dominicale doveva essere probabilmente riservato alla servitù : esso contiene infatti diverse stanze in cui si svolgevano attività di servizio: dai camini presenti in alcune stanze possiamo dedurre che vi si trovavano delle cucine al pianterreno, mentre ai piani superiori si trovavano camere da letto e un bagno. Le scale a chiocciola situate nell’edificio servivano probabilmente a collegare il pianterreno con il piano nobile permettendo alla servitù di accedervi senza passare per le scale del corpo dominicale utilizzate dalla famiglia. Questo edificio può dunque essere definito il motore della villa.

L’edificio ad ovest del corpo dominicale doveva essere usato come parte abitativa dalla famiglia stessa. Invece l’edificio dove si trova l’attuale ristorante, come si è detto, è stato probabilmente costruito in un secondo momento dai Guidini e adibito a stalle e ad abitazioni per la servitù. Infine l’oratorio è collegato direttamente alla villa, in modo che la famiglia potesse accedervi anche senza utilizzare l’entrata principale, o ascoltare la messa da una finestra laterale coperta da una grata che comunica direttamente con l’oratorio.

 

Visita degli interni della villa

  • Corpo dominicale

La disposizione del corpo dominicale è impostata secondo il così detto “schema palladiano”. Tale disposizione prende il nome dall’architetto vicentino Andrea Palladio, vissuto durante il Cinquecento, che ha contribuito alla progettazione di moltissime ville venete e che si è distinto particolarmente per la qualità artistica degli edifici da lui disegnati. Lo schema palladiano del corpo dominicale consiste in una stanza centrale che percorre la villa in tutta la sua larghezza. Attorno alla stanza centrale, disposte in maniera simmetrica, si trovano quattro piccole stanze. Questa disposizione è ripresa poi anche al piano superiore (piano nobile). Il pavimento è in battuto di terrazzo alla veneziana, mentre gli stucchi sono stati possibilmente realizzati dallo stesso artista che ha realizzato gli stucchi dell’oratorio: lo stuccatore asolano Giovanni Bitante.

Gli affreschi che decorano le pareti del corpo dominicale sono stati restaurati soltanto al pianterreno, mentre al piano superiore sono stati rimaneggiati in maniera poco accurata (vedi la parete sul lato destro dall’entrata delle scale al piano nobile). Il secondo piano sopraelevato era probabilmente destinato alle abitazioni per gli ospiti, infatti anche in queste due stanze si notano delle decorazioni ad affresco.

Passando per la stanza a sud-ovest del piano nobile si raggiunge una stanza dove si trovano degli armadi di legno, probabilmente utilizzati per la biancheria. Aprendo un’anta di questo armadio si può vedere una porta che conduce al deposito del ristorante.

  • Corpo a est

Mentre abbiamo un’idea precisa della disposizione delle stanze nel corpo dominicale per via dello schema palladiano in cui è organizzata, ben più difficile risulta ricostruire la disposizione originaria delle stanze nel corpo a est. A giudicare dai camini presenti in alcune stanze (nella così detta sala del radicchio e nella stanza a fianco dei bagni), al pianterreno di questo corpo dovevano trovarsi le cucine. Il piano superiore, a cui si accede tramite delle scale in legno, non è ancora stato ristrutturato e pertanto non è attualmente accessibile.

  • Oratorio

Attraverso questo stesso corpo si può passare all’oratorio, tramite due stanze. La seconda stanza, posta immediatamente alle spalle dell’altare dell’oratorio, era usata come sacrestia. La stanza laterale invece, come si è detto, era utilizzata dalla famiglia per assistere alla messa da una posizione appartata.



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